Inter-Fiorentina stagione 2005/06: Mancini affronta Prandelli e piega i viola. A segno Martins

Quando ci sono lunghe – o per meglio dire, infinite – strisce di vittorie consecutive non si sa mai che cosa pensare. Da un lato, infatti, si dice che la legge dei grandi numeri prima o poi non potrà non far valere la sua regola e conseguentemente determinare finalmente un esito diverso. Dall’altro, però, se perdi 12 gare delle ultime 12, è impensabile non scendere in campo senza una zavorra psicologica. E’ vero che i giocatori cambiano ma se la storia rimane sempre la stessa un motivo ci sarà. E’ anche questo uno dei temi di Inter-Fiorentina, che conta molto per lo sprint finale in termini europei (piccola o grande che sia, non dipende solo da loro). Perché è indubbio che per i viola San Siro in versione nerazzurra è una specie di incubi, materializzatosi dal 2001 in poi con una sequenza difficilmente preventivabile, tenendo conto che nel periodo certamente l’Inter ha stabilito un ciclo di grandi successi, ma ci sono anche state stagioni no senza che però il verdetto cambiasse di segno.

Come simbolo degli Inter-Fiorentina del nuovo millennio, scegliamo quello giocato alla quinta giornata del campionato 2005-06. I toscani ci arrivano forti di successi consecutivi, un contesto migliore di quello odierno di campionato, con i rimpianti dell’ultima giornata contro il Torino, tra il rigore buttato al vento da Babacar e l’incapacità finale di gestire il vantaggio appena determinato da Salah. Eppure, nonostante una buonissima condizione di forma, arrivati a Milano Luca Toni e compagni si smarriscono. Dettaglio non ininfluente ai fini delle coincidenze con l’oggi, sulla panchina dei padroni di casa siede proprio Roberto Mancini.

Per decidere l’incontro bastano 7 minuti. La ripartenza dell’Inter trova una difesa che concede troppi spazi per non approfittarne. Martins si invola ma ha l’intelligenza di capire che, sebbene sia in posizione centrale e veda la porta, non riuscirebbe ad arrivarci con un’azione personale. Si appoggia perciò ad Adriano, che allarga per Figo. Il portoghese ha piede raffinato per rimettere al centro e consentire al veloce nigeriano di arrivare all’impatto sotto rete totalmente libero. Gol più facili non esistono. E quel che conta di più, basta e avanza per conquistare l’intera posta. A fare la differenza sarà il portiere Frey, semplicemente strepitoso in non poche circostanze. Ma i miracoli del francese non cancelleranno la brutta impressione lasciata dalla Fiorentina di Prandelli, al suo minimo soprattutto in una delle sue specialità: il possesso palla.

Unico superstite di quella sfida è Pasqual, uno dei migliori tra i viola edizione 2014-15. Ma il vero leit-motiv storico di quell’Inter-Fiorentina è proprio il confronto tra gli allenatori nel tempo. Sapere cioè che Mancini prima e Prandelli poi abbiano allenato il Galatasaray, peraltro con diversi risultati. Talvolta, le strade in uscita o in rientrata per l’Italia passano da Istanbul, anche se può sembrare incredibile.

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