Le vigilie bianconere in Champions League: 1996, 1997, 1998, 2003 e 2013

Non c’è alcun dubbio che la sconfitta di Parma sia stata non solo inaspettata, ma anche la più grave tra i tanti incontri di campionato trascorsi pensando all’Europa da parte di diverse edizioni della Juventus. L’ultima in classifica ha messo sotto la capolista, probabilmente seduta troppo comodamente sul vantaggio sulla concorrenza per avere la testa giusta in un incontro dove aveva tutto da perdere. Viene da chiedersi se esistono precedenti così clamorosi o comunque significativi, giusto per proporre un primo confronto fra la squadra di Allegri che sogna una semifinale di Champions League e le altre che in quella coppa hanno fatto bene e in alcuni casi benissimo. Forse anche attraverso questi accostamenti si può capire qualcosa di più sul reale valore di Buffon e compagni, che hanno la possibilità di riportare la Juve dov’era 12 anni fa, nel 2003, ultima finale raggiunta da una Juventus che da diversi anni frequentava le zone migliori dell’Europa.

Per il senso di vuoto determinato dalla squadra bianconera, soprattutto per la mancata o comunque molto confusa reazione dopo la rete di José Mauri, può ricordare persino un esempio felice in’ultima analisi. Ovvero la Juve che nel 1996 perde 0-3 in casa contro la Sampdoria, una sconfitta pesante ancor più per le modalità, visto che dopo appena un minuto Chiesa porta in vantaggio i blucerchiati. I bianconeri hanno la testa a Nantes, dove staccheranno il biglietto per la finale di Roma, con successivo trionfo. Ma in campionato la prospettiva di rimonta sul Milan non è poi così corposa e quel rovescio al Delle Alpi non fa neanche troppo rumore.

Un altro momento di blackout si ha nel 1998, sempre con Marcello Lippi in panchina. Prima del fondamentale ritorno con la Dinamo Kiev ai quarti di finale, la Juve butta via una facile vittoria con un malmesso Napoli in casa, un 2-2 nel quale non basta una rete capolavoro di Del Piero.

Ci sono però esempi di tutt’altro genere, a dimostrazione che staccare la spina prima di un incontro decisivo di coppa non è una regola, semmai una debolezza da correggere. Sempre in quel 1998 e proprio alla vigilia dell’unico Juventus-Monaco giocato in Champions League, la Juve regolò il Milan con lo stesso punteggio col quale superò poi i francesi: 4-1. E in un match insidioso prima di Juventus-Barcellona del 2003, il derby con il Toro (destinato però alla retrocessione), i bianconeri riuscirono a prevalere 2-0, nonostante una gara spigolosa nella quale non mancarono scontri accesi e conseguente paura per qualche possibile infortunio.

Impossibile poi non pensare a quanto successo con Antonio Conte. Sarà certamente un argomento mediaticamente caldo, soprattutto se le cose andassero male. Perché il precedente mister bianconero non mollava nulla in Italia prima di un impegno europeo. Prova ne è l’1-2 conquistato a San Siro sull’Inter con rete fulminea di Quagliarella tre giorni prima dell’amara sconfitta col Bayern in Germania, ancor più rapida nelle modalità vista la rete di Alaba al primo tiro in porta.

Fuori categoria, infine, la Juve del 1997. E che forse fosse la più forte di tutti i tempi sta proprio nel fatto che prima del successo sul campo dell’Ajax in semifinale andò a spazzare via il Milan di Sacchi con un 1-6 che non si era mai visto. Ma poi, quella Juve, perse la finale col Borussia Dortmund, quella di Allegri invece l’ha battuto sonoramente.

CONDIVIDI