Milan-Atalanta ai tempi di Pato

Pato, Borriello e Ronaldinho. Non è stato un tridente in grado di produrre un acronimo (tipo la Ma.Gi.Ca napoletana o il mitico Gre-No-Li degli anni cinquanta rossoneri). Ma bastava ed avanzava per sconfiggere 3-1 l’Atalanta 5 campionati fa, un tempo lungo ma che sembra ancora più lontano tenendo conto dei mister che guidavano le due squadre: Leonardo da un lato, Bortolo Mutti dall’altro. Oggi Pippo Inzaghi (ex nerazzurro, lo si ricordi), farebbe carte false per vivere una giornata come quella del 28 febbraio 2010 (che lui visse proprio in panchina, da riserva confinata a fare da spettatore perché al posto di Borriello venne preferito Klaas Huntelaar per l’ultimo quarto d’ora di gara).

Certo, anche Leonardo qualche problema lo incontrò, come ebbe modo di dire alla fine: “Abbiamo avuto le nostre difficoltà. Non siamo riusciti a inizio gara a far partire bene l’azione, ma si arrivava da un periodo davvero pesante che ci ha tolto energie. Siamo stati intelligenti nel colpire al momento giusto e poi ad alzare il baricentro del nostro gioco per il resto della gara”. Il momento giusto è l’uno-due di Pato, tra la mezzora e il quarantunesimo del primo tempo. Ma a dimostrazione che anche le migliori difese qualche problema lo incontrano, Thiago Silva e Nesta non impedirono a Valdes di riaprire la gara a inizio ripresa. Fortunatamente per il Milan, Bellini e Manfredini fecero di Bonera un sandwich e Ronaldinho ha l’opportunità dal dischetto. La sbaglia, Consigli è bravissimo a respingere il tiro, ma nulla può sulla successiva botta di Borriello. 3-1 e rinnovati sogni tricolori vista la distanza dall’Inter di Mourinho di “soli” (ma incolmabili) 4 punti.

Oggi Inzaghi ha una lunghezza di vantaggio sui cugini e farà di tutto per non farsi scavalcare, altrimenti sono davvero dolori.

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