Per la Juve un 1-0 con tante indicazioni nella gara d’andata dei quarti di Champions League contro il Monaco

Il Monaco non è il Borussia Dortmund. La sensazione immediata maturata allo Juventus Stadium è stata questa e vale in due direzioni. Per quanto visto ai quarti di finale, i francesi si sono resi molto più pericolosi di quanto fosse riuscito ai tedeschi nella gara d’andata a Torino. Il valore tecnico di alcune eccellenze, Reus su tutti, non è paragonabile e neanche l’esperienza in Europa a livello di club. Ma a favore del’undici di Jardim c’è l’autorevolezza dimostrata nella prima fase di gara, il tentare più volte l’uno contro uno nelle ripartenze e il costruire un po’ di palle-gol, una delle quali sul destro di Ferreira-Carrasco davvero clamorosa. E più in generale, ha colpito come il Monaco anche dopo lo svantaggio abbia saputo proporre una più che discreta organizzazione di gioco, ha tenuto bene il campo, non ha mai difettato in carica agonistica e sul piano energetico il suo bel gruppetto di under 21 abbia risorse più che abbondanti per mettere in difficoltà una Juve non brillantissima in alcuni suoi uomini fermi ai box in tempi recenti. Ovviamente Pirlo. Ma anche Tevez è apparso discontinuo e il suo tradizionale muoversi a tutto campo lo si è ammirato soltanto nelle eternità della gara, all’inizio e alla fine.

Però, il Monaco non è il Borussia Dortmund perché, al di là della relativa semplicità di ciò che poi successe al Westfalenstadion data la rete di Tevez in apertura, il risultato maturato è decisamente più positivo per la Juventus di quanto fosse quello conseguito all’andata del turno precedente. Si sa che Berbatov e compagni fanno più fatica in casa ed è immaginabile che la solidità difensiva che i bianconeri stanno dimostrando (anche grazie a un Buffon imperforabile) è una garanzia assoluta. C’è poi un altro aspetto a confortare: pur nella difficoltà a tradurre il gioco in continuità d’occasioni, la Juve ha collezionato numeri confortanti per la gara di mercoledì prossimo. Con Pirlo il possesso palla è tornato ad essere preponderante e riuscire a proporlo in Francia in una più che certa altra dinamica di gara potrebbe essere la condizione per sfuggire al prevedibile assalto degli avversari. Farli andare a vuoto e contemporaneamente avere in Morata la freccia grazie alla quale conquistare campo e proporre ribaltamenti che, Dortmund insegna, sanno essere decisivi: potrebbe essere questa la chiave per accedere a quella semifinale che in casa Juve manca da 12 anni, calcisticamente un tempo che sfiora l’eternità per un club di vertice.

In più, anche se qualche pagella non lo sottolinea e continua a leggere le sue prestazioni come facenti tutte parte di un unicum negativo iniziato con l’avvio della stagione, Juventus-Monaco segna il ritorno di Arturo Vidal su livelli produttivi per la squadra. Estrapolando dalla gara i due episodi rilevanti, il gol mancato sul finire del primo tempo e il rigore segnato dopo quelli falliti con Olympiacos e Cesena, il cileno ha toccato un’infinità di palloni come non era mai successo prima. Forse è l’atto di nascita del Vidal di Allegri: un giocatore che recupera sempre molti palloni ma che è anche più responsabilizzato nella costruzione della manovra, più che nella finalizzazione come succedeva con Conte. L’ipotesi di utilizzarlo come trequartista è naufragata. Vidal deve stare nel mezzo del campo, con un minimo di libertà per gli inserimenti e con molta sostanza da proporre dove passa il pallone.

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