La generazione degli anni 60 è rimasta vinta dal suo modo di interpretare il calcio, perché di Luisito Suarez, affinché una squadra possa diventare grande, ce n’è bisogno di uno per formazione

Nato a La Coruña in Spagna nel 1935, Luisito Suarez aveva tutte le caratteristiche per poter interpretare assoli coerenti con la sua classe. I sette anni trascorsi al Barcellona e le apparizioni con la maglia della nazionale sono state determinanti per far crescere la sua dedizione al collettivo. Il senso del ritmo, la capacità di dirigere il gioco corale sono tutte qualità che trovavano lui e il suo maestro Helenio Herrera profondamente d’accordo, quasi che l’uno fosse interprete in campo dei desideri dell’altro. La riprova dopo la fortunata esperienza in Catalogna si è avuta in Italia in quella squadra passata alla storia come la grande Inter per il numero e le modalità delle sue affermazioni in patria, in Europa e nel mondo. In quel gruppo Suarez è l’acquisto più caro: 300 milioni di lire per l’epoca un’enormità e tale cifra si giustifica solo perché Helenio Herrera lo considerava una condicio sine qua non per mettere in pratica le sue alchimie tattiche. Certo il Pallone d’Oro conquistato nel 1960, davanti a Ferenc Puskás, è frutto  principalmente di successi ottenuti con il Barcellona ma per come sapeva interpretare il calcio, Luisito Suarez ne avrebbe meritati altri in una carriera durata vent’anni, splendente con Barcellona e Inter e conclusa con la maglia della Sampdoria.

Luisito Suarez ha ottenuto le seguenti vittorie un campionato europeo per nazioni nel 1964, due Coppe Intercontinentali, due Coppe delle Fiere, due Coppe dei Campioni, due Coppe Latine e cinque titoli nazionali (due con il Barcellona e tre con l’Inter) e due coppe nazionali.

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