Le 5 frasi celebri di Roberto Baggio, uno dei più grandi talenti del calcio mondiale, nato il 18 febbraio del 1967 a Caldogno in provincia di Vicenza

In questo video vi mostriamo le 5 frasi celebri di Roberto Baggio e i suoi gol più belli. Assieme a Gianni Rivera, Paolo Rossi e Fabio Cannavaro (e all’oriundo Omar Sivori) è stato il quinto italiano a vincere il Pallone d’Oro. Se Gianni Rivera, al di là del suo indubbio talento, deve al grande Milan di fine anni Sessanta parte del merito nella conquista di questo trofeo, e Rossi e Cannavaro lo hanno ottenuto soprattutto all’exploit legato ai due mondiali vinti dalla nazionale italiana, Roberto Baggio è stato eletto nel 1993 il migliore giocatore d’Europa grazie soprattutto alle sue straordinarie giocate che hanno portato la Juventus a vincere la Coppa Uefa, un trofeo importante ma che difficilmente da solo potrebbe spostare gli equilibri nell’assegnazione del premio di France Football.

Cresciuto nelle giovanili del Vicenza, con il quale debutta in serie C1, Roberto Baggio nel 1985 approda alla Fiorentina. Pur reduce da un brutto infortunio, patito proprio nell’ultima partita disputata con la maglia del Vicenza, Roberto nel volgere di pochi mesi diventa uno dei punti di forza della squadra viola. È con questa maglia che inizia a segnare gol in serie e soprattutto a dare spettacolo. Un dribbling straordinario, accompagnato ad un grande altruismo con giocate smarcanti per i compagni, conclusioni con entrambi i piedi e soprattutto un gran senso del gol. Un tipico numero 10 che vede la porta.

Nella stagione 89/90, trascina la Fiorentina alla finale di Coppa Uefa, persa in un derby tutto italiano contro la Juventus. Il suo passaggio nell’estate del 1990 proprio ai bianconeri crea non pochi problemi, anche di ordine pubblico, alla città di Firenze: Roberto Baggio è un autentico idolo della curva Fiesole, e nonostante abbia professato amore eterno ai colori viola, il suo passaggio alla più titolata Juventus è doloroso quanto ineluttabile.

Alla corte di Boniperti Roberto si presenta dopo essere stato, assieme al suo nuovo compagno di squadra Totò Schillaci, una delle rivelazioni del mondiale di Italia ’90. Due gol, di cui uno di pregevole fattura contro la Cecoslovacchia e tante splendide giocate, pur partendo spesso dalla panchina. Il primo anno in bianconero, date le difficoltà del trasferimento e la non felice stagione della Juventus guidata da Maifredi, non è sensazionale per Roberto Baggio. Dalla stagione successiva, con il ritorno sulla panchina bianconera di Giovanni Trapattoni, il “Divin codino” (questo il suo soprannome, grazie al suo nuovo look), prende in mano le redini della squadra, portando i bianconeri, al termine di una stagione fantastica, alla conquista, nel 1993, della Coppa Uefa.

Roberto Baggio diviene il leader e capitano della squadra. Nel 1994 guida la nazionale di Sacchi alla finale del mondiale persa contro il Brasile ai rigori. Con l’arrivo di Lippi e l’esplosione del fenomeno Del Piero nella Juventus, il rapporto fra Baggio e la società bianconera inizia ad incrinarsi. Roberto però, nonostante un lungo infortunio, è ancora protagonista della vittoria del suo primo scudetto e di una coppa Italia, nella stagione 94/95, al termine della quale passa al Milan di Fabio Capello.

Con i rossoneri centra subito il tricolore nella sua prima stagione. La seconda lo vede recitare un ruolo da comprimario tanto che a fine stagione passa al Bologna, per quella che per molti potrebbe essere una delle sue ultime stagioni: un giocatore ormai sul viale del tramonto. Con 22 reti in 30 partite, Roberto Baggio dimostra di non essere affatto a fine carriera, tanto che l’Inter lo chiama per vestire i colori nerazzurri, non dopo avere dimostrato, anche nel mondiale francese del 1998, la sua eterna giovinezza, segnando due gol. Pur in due stagioni non felici per l’Inter, Baggio regala ancora grandi perle, come la rete contro il Real Madrid e la doppietta nello spareggio Uefa contro il Parma.

Roberto Baggio finisce la sua carriera nel Brescia di Mazzone. Il suo codino ormai ingrigito continua comunque a sventolare sui campi da gioco italiani per altri 4 anni, regalando alle rondinelle le stagioni più felici della loro storia. Il suo addio al calcio non poteva non avvenire nella scala del calcio italiano: a San Siro contro il Milan, all’età di 37 anni e dopo avere segnato 205 gol in serie A in 452 presenze. Su proposta del Presidente della FIGC Giancarlo Abete, d’accordo con il Presidente dell’ AIAC Renzo Ulivieri, il 4 agosto 2010 viene ufficializzata la sua nomina a Presidente del Settore tecnico della Federazione. 

Il mondo del calcio è gremito di citazioni su Roberto Baggio. Gianni Agnelli gli dimostrava tutto il suo affetto, Brera invece lo dipingeva come “un asso rococò” e Maradona lo definiva un genio incompiuto.

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