Inter-Celtic, uno 0-0 per essere felici

Quando si parla di Inter-Celtic non può che venire in mente la finale di Coppa dei Campioni che a Lisbona non solo determinò il successo degli scozzesi, ma che chiuse anche in anticipo rispetto alla previsioni il ciclo della Grande Inter che aveva vinto ovunque negli anni ’60. Un ricordo che nella gara d’andata in Scozia i biancoverdi hanno tentato di far tornare in vita invitando i giocatori campioni d’Europa e salutando l’ingresso in campo con coreografie inneggianti all’impresa del 1967.

Senza per forza riprodurre climi del passato, occorre altresì far tornare alla mente un’altra circostanza nella quale le due formazioni si sono incontrate, in quella che si può considerare una vera e propria rivincita. Almeno così la visse il pubblico di San Siro, che nell’aprile del 1972 si presentò in forze, 80.000 persone e l’incasso record di 222 milioni di lire. L’occasione è l’andata della semifinale di Coppa dei Campioni e il risultato prodotto dall’equivalenza delle due squadre in campo (0-0) oggi farebbe felice Roberto Mancini (anche se è lecito attendersi una partita con gol visti i presupposti difensivi di una settimana fa, quando la partita è terminata 3-3.

All’epoca tutto si decise poi in Scozia e ai calci di rigore, dove si comportarono  meglio gli italiani. Che per la verità avrebbero meritato di conquistare l’intera posta già a Milano. Invernizzi, il mister interista, presentò un tridente offensivo composto da Boninsegna centravanti, Pellizzaro con l’ 8 facente la parte della seconda punta e lo scattante Jair sull’ala, con in aggiunta Mazzola chiamato al solito movimento su tutto il fronte offensivo. Gli scozzesi appaiono piuttosto intimiditi dall’energia dei padroni di casa, ma in attacco si scoprono dei limiti che condizionano il risultato. Bonimba appare appesantito, troppo lento per arrivare all’impatto col pallone in alcune circostanze che sembrano favorevoli. In alcune circostanze poi, tradisce un altruismo che di solito non mostra, preferendo cercare l’appoggio di un compagno laddove tradizionalmente è molto più orientato a cercare la porta.

Ma soprattutto, anche se all’epoca lo si chiamava smarcamento, in avanti il cosiddetto movimento senza palla appare troppo ridotto per riuscire a colpire una difesa che si schiera a zona e che presta la dovuta attenzione. Non mancano le opportunità per sbloccare il risultato, in particolare nel primo quarto della ripresa, quando l’Inter si fa trascinare dal suo pubblico in un vero e proprio assedio che determina calci d’angolo e mischie in area. Sembra fatta su un colpo di testa di Jair, che scavalca il portiere. Ci pensa però il numero 10 del Celtic Callaghan a salvare sulla linea, evitando la capitolazione.

Memorabile di quella serata resta anche la sostituzione di Pellizzaro con Ghio. L’attaccante non ha remore nel manifestare tutta la sua insoddisfazione nei confronti dell’allenatore Invernizzi, appoggiato anche dai tifosi che fischiano sonoramente la scelta del tecnico. Più pudore ha invece l’inviato de La Stampa Bruno Bernardi, che descrive così la protesta del giocatore: “passando davanti alla panchina, Pellizzaro si abbandona ad un gesto di protesta che non si può descrivere”. Oggi gli si dedicherebbe qualche milione di visualizzazioni su youtube.

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