Giovedì 10 aprile 2008, il Corriere dello Sport spara a tutta pagina: “Ronaldinho all’Inter, ecco tutta la verità”. E invece, quattro mesi dopo, il campione brasiliano finirà dai cugini rossoneri. Come sarebbe andata la storia se si fosse realizzata la prima ipotesi? E ce n’è pure una seconda…

Giovedì 10 aprile i lettori del Corriere dello Sport fanno un balzo dalla comoda sedia sulla quale sono seduti. Si parla esplicitamente di “verità”, associata all’idea di un trasferimento clamoroso. L’Inter è intenzionata ad acquistare nientemeno che Ronaldinho e Moratti parla con il Barcellona, forte della volontà dello sponsor del giocatore, che lo vuole nerazzurro. Il Milan appare superato nella corsa ma, evidentemente, non si è ancora sul rettilineo d’arrivo. Perché poi, quattro mesi dopo, esattamente il 17 luglio, il fuoriclasse brasiliano sbarca a San Siro per farsi salutare da 40.000 tifosi rossoneri, entusiasti per un acquisto così prestigioso. Perché Ronaldinho è un giocatore che fa sognare, spettacolare, un brasiliano vecchio stile per la qualità dei numeri e contemporaneamente prototipo del calcio del nuovo millennio per la velocità supersonica della sua danza.

Tanto per gradire, il primo gol in campionato Ronaldinho lo realizza proprio nel derby e vale la vittoria, con un colpo di testa su servizio di Kakà. Ma a ben vedere, al di là del piacere delle sue prestazioni, gli interisti hanno poco da dolersi del mancato acquisto. Nel periodo Ronaldinho, l’Inter vince tutto e l’ex blaugrana, invece, va via dall’Italia proprio 6 mesi prima che il suo Milan torni a conquistare lo scudetto. Ed è proprio in quei giorni di gennaio 2011, che si andrà profilandosi nuovamente l’ipotesi di un clamoroso passaggio dal Milan all’Inter, fortemente voluto da Leonardo, che lo ha preceduto nel passaggio sull’altra sponda meneghina. Ma una clausola del contratto, stavolta, impedirà il trasferimento: da Via Turati si sono cautelati, scrivendo nero su bianco che Ronaldinho non può giocare in nessun altro club italiano. Vada dove vuole, ma non a una concorrente. E la storia finisce qui, anche se per un po’ di giorni occupa le prime pagine dei giornali, che tanto a fare un bel fotomontaggio cambiando il colore delle strisce è un attimo, una robetta facile facile…

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