Doumbia e Florenzi decidono Roma-Genoa

Sul finire di stagione, quando l’estetica può anche essere abbandonata a favore della concretezza che decide la classifica, non è il caso di guardare troppo ai particolari. A maggior ragione quando capita di giocare alle ore 12.30, con il primo vero caldo che ha obbligato Roma e Genoa a muoversi sul manto erboso dell’Olimpico sotto la cappa di 30 gradi percepiti. Eppure, il 2-0 a favore dei giallorossi non è solo apparso motivato dall’andamento della gara, con una rete poco dopo la mezzora che ha consentito ai padroni di casa una gestione tranquilla. C’è qualcosa di più nella vittoria di Garcia: la capacità di estrarre il massimo in un momento difficile. Esattamente ciò che non era riuscito in precedenza, quando per troppe volte la Roma si è vista tradita nel rapporto tra sforzi fatti e risultati conseguiti.

Se stavolta le cose sono andate per il verso giusto è anche perché le riserve d’energia vengono bene utilizzate, senza dispendi inutili. Non è solo una questione fisica. E’ soprattutto mentale. Quel possesso palla continuo, quella ragnatela di passaggi che aveva costituito la base della passata annata, oggi non sono più riproponibili. La Roma è intelligente nell’affidarsi allo spirito, oltre che alla gambe, dei giocatori che più la possono trascinare. E se Gervinho ormai vive un’involuzione accertata, così come Nainggolan è il consueto punto di riferimento in entrambe le fasi di gioco, le risorse da valorizzare in questo momento sono tre.

In primis, colui che ha incorniciato la gara con due scene molto simili: Florenzi. Anima della squadra, il ragazzo inizia la gara avventurandosi in uno scatto con ben due tunnel consecutivi per accendere pubblico e compagni, in un momento nel quale gli ospiti dimostrano ordine e una certa sicurezza nel palleggio (elementi che dureranno solo 20 minuti). All’ultimo minuto, è sempre lui ad andare a fare pressing, propedeutico per una cavalcata di 60 metri conclusa da un destro sotto la traversa. Non è la prima volta che Florenzi appare come il più resistente. Se ci aggiunge anche questa decisività non può che risultare fondamentale nella corsa al secondo posto.

E poi c’è Doumbia. Da oggetto misterioso a mistero svelato: troppi problemi fisici e prodotto di mercato sbagliato, questo era il verdetto. Tra Sassuolo e Genoa si sblocca e la rete che apre la domenica capitolina è un pezzo di autentica bravura, già solo per la rapidità d’esecuzione con la quale condanna l’errato controllo del pasticcione Roncaglia. La Roma ha bisogno di un bomber anche per uscire dal dibattito Totti si-Totti no-Totti quando e concentrarsi fortemente sul presente, non cascando nella facile trappola di pensare alle occasioni perdute o a un futuro che va conquistato e precisato.

La vera sorpresa è però Ibarbo. Schierato nel 4-4-2, ha ricordato per generosità e soprattutto applicazione una fenomenale prestazione fatta ai tempi del Cagliari proprio contro la Roma. I compagni hanno avuto il merito di capire che è attraverso lui che oggi la manovra trova respiro, estro, continuità e finanche la giusta dose di combattività. Una scelta quella di Garcia che ha equilibrato la squadra, togliendo quella patina di presuntuosa autosufficienza che oggi è incarnata in particolare in Pjanic, lontano dai suoi standard di rendimento e da quell’utilità tattica che è stata determinante per vivere i giorni migliori.

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