James Rodriguez super per un’impresa storica…

 

1 Lo stile della vittoria. Si può compiere un’impresa storica – mai prima d’ora la Colombia aveva raggiunto i quarti di finale a un Mondiale – con uno stile assolutamente riconoscibile. La squadra di Peckerman non ha bisogno di tirare molto, neanche di costruire troppe occasioni. La sua forza è nella bellezza delle giocate, di gol che sembrano fulmini improvvisi (il primo) e frutti di schemi mandati a memoria (il secondo). In questa varietà di soluzioni e nella sensazione di governo totale della partita c’è la qualità di un sogno. Ancora indicibile, tutt’altro che impossibile.

 

2) Zuniga, l’uomo di centro. E’ una delle mosse che mette in crisi l’impianto difensivo uruguagio. Le accelerazioni del napoletano in zona centrale colpiscono al cuore e spaventano. Non nascono gol, ma è anche attraverso queste operazioni a campo aperto che il battito dell’Uruguay si fa spaventato, timoroso e sembra fatale che prima o poi arriverà la rete del vantaggio colombiano. Puntualmente.

 

3) La faccia da bambino. Continua ad averla, James Rodriguez. Forse non gli andrà mai via. Ed è la sua fortuna. Non perché ai bambini campioni si perdona tutto. Lui, in effetti, sbaglia pochissimo, non è compiaciuto, egoista o velleitario. L’aria infantile serve a rendere ancor più prodigiosa, ancor più stupefacente, il catalogo degli exploit che sta regalando. Forse solo l’occhio veloce di un bambino può cogliere l’attimo per andare a colpite Muslera in occasione dell’1-0. E’ quando non conosci la pesantezza del tempo che riesci a fregarne decisivi centesimi di secondo.

 

4) La difesa italiana. Uno pensa a Yepes, ad Armero, allo stesso Zuniga, a Zapata soprattutto, alle difficoltà di questi anni nel nostro campionato, agli errori commessi, a quella sensazione d’incertezza che hanno regalato via via, partita dopo partita. E allora sorge i dubbio: andavano messi tutti insieme. Isolati valgono poco, si smarriscono, denunciano fragilità nonostante fisici imponenti (alcuni di loro, non tutti). Insieme, si chiudono e non concedono all’Uruguay che vane martellate sul muro. Che non cede mai.

 

5) Cavani per due. Fa tutto, l’ex napoletano. Anche di più di quel che gli si può chiedere. Dà profondità, torna fino alla propria area, si sposta sulla sinistra per rientrare col destro e servire cross pericolosi. Ma in area un Cavani non c’è. Per alimentare speranze non bastava Suarez e i suoi morsi legali, quelli che hanno dissanguato l’Inghilterra. Sarebbero serviti due Cavani, semplicemente. Che nell’Uruguay non ci sono e forse neanche in tutto il Mondiale

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