Il portiere veneto 15 anni fa trova il suo momento per entrare nella storia: da solo Toldo porta gli Azzurri alla finalissima degli Europei, ma…

È una storia che ha sfiorato la leggenda quella di Francesco Toldo, ricordato per il suo interista più che per il suo periodo a Firenze (dove gioca 5 stagioni da titolare vincendo anche due Coppa Italia) nonostante fosse ancora un viola a tutti gli effetti quando arrivò la fatidica estate del 2000: Peruzzi rifiuta la convocazione di Dino Zoff per gli Europei di Belgio e Olanda, Buffon si infortuna proprio alla vigilia (accadde contemporaneamente anche a Vieri, da qui il lancio di un altro protagonista inatteso come Del Vecchio) ed ecco allora la ribalta. Che bisogna conquistarsela, cogliendo gli eventi: il grande appuntamento con la storia è proprio in semifinale contro i padroni di casa. La sequenza: rigore parato a Frank De Boer (il difensore) in partita, ipnotizzato anche Kluivert che ha paura della sua stazza (197 centimetri, giocatore più alto della Serie A per due stagioni insidiato soltanto dal collega dell’Udinese Luca Turci) e prende il palo, poi una serie di miracoli su tiri da posizione ravvicinata, uscite in presa a ripetizione, unica scialuppa di una squadra rimasta presto in dieci per le ingenuità di un Zambrotta ancora immaturo su Zenden. Infine, ovviamente, ancora i rigori. Ancora De Boer parato, Stam in curva e parata definitiva sul carneade Bosvelt. Solo la finalissima negherà dunque a Toldo il mito, anche lui che da ragazzino ci provò da mediano e da centravanti come Gigi Buffon. La finalissima del guizzo Wiltord imparabile con il naso rotto, dei gol non gol di Del Piero, di Trezeguet se si fa conoscere dal mondo.

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