La finale di Shangai analizzata dal punto di vista dei biancocelesti
I fortunati spettatori hanno visto la finale della Supercoppa italiana fra Juve e Lazio in un terreno di gioco rivedibile. Chi l’ha guardata in tv, ha intravisto tramite la anch’essa rivedibile regia la stessa partita. Ha vinto la Juve contro una Lazio abulica che conferma, forse, quanto sia poco pronta al preliminare di Champions. È stata la prima volta della 10 a Felipe Anderson, il migliore e di Kishna e Morrison. La Lazio non ha giocato una buona partita, ma qualcosa l’abbiamo intravista e sarebbe meglio zoomarla e guardare il bicchiere mezzo pieno.
Prima fase di studio e noia, Pogba è in gran forma e riesce spesso a dribblare avversari e tuberi di patate, ma Onazi non ci sta e al 14′ non cade alle finte di corpo e di gambe del francese, gli porta via il pallone e si prende il fallo. C’è personalità, la Lazio non permetterà che il 10 bianconero balli e dribbli a suo piacimento. La Lazio prova a venir fuori, due minuti più tardi Felipe Anderson aggancia un pallone al miele, ci danza sopra e lancia Klose alle spalle di Bonucci con un rasoterra. Grande giocata, anche se l’azione si conclude in un nulla di fatto. Così come il primo tempo. Squadre bloccate e speranza che nel secondo tempo qualcosa si sblocchi.
Gli spettatori sono in credito di emozioni. Inizia la ripresa e pronti via Felipe Anderson prende palla e accende il turbo, punta Barzagli in velocità, va sul fondo e mette in mezzo, la difesa spazza, ancora niente. Passa un minuto e siamo già sul fronte opposto, difesa tagliata fuori e Mandzukic sbuca davanti al portiere, a tu per tu. Il croato sbaglia, ma il merito è anche di Marchetti che resta in piedi fino all’ultimo. È ancora 0-0, ma al 69′ la Juve passa: Sturaro la mette in mezzo e Mandzukic stacca in faccia a Basta. La Lazio deve reagire e si affida, manco a dirlo, a Felipe Anderson. Il brasiliano parte in progressione sulla trequarti e prova a sfondare la retroguardia, c’è un rimpallo e la palla gli resta lì, lui tira al volo ma niente, la palla si spegne sul fondo.
Intanto la Juve raddoppia con Dybala a dispetto di una difesa troppo passiva e la partita si avvia alla conclusione. Indovinate chi prova a scandagliare la difesa bianconera? Felipe mette in mezzo un cross delizioso con l’esterno, sul secondo palo, ma Candreva non riesce a farne nulla di buono. Continua l’assedio e il 10 biancoceleste chiede il cambio, ma nel frattempo punta Llorente e lo salta, punta Evra e lo salta, mette in mezzo un buon cross, ma Buffon smanaccia. La Lazio resta alta però, Felipe Anderson prende palla al limite dell’area e resta in surplace. Dal nulla si inventa un passaggio per Candreva, che calcia, vedendosi rimpallato da Bonucci. Sul calcio d’angolo che ne deriva Kishna riceve di testa, saggiamente rinuncia alla ricerca della gloria per il gol all’esordio e gioca di sponda per Djordjevic che però stacca con poca potenza. Al 92′ c’è anche tempo per un passaggio no look di Kishna, per cercare di avviare un fraseggio stretto che, anche stavolta, non porta a nulla di buono. Restano pochi secondi e ancora Kishna si esibisce in un vano passaggio di tacco a centrocampo, ma i bianconeri sono compatti e non sfidano. La partita finisce. Ha vinto la Juventus.
Di questa Supercoppa alla Lazio restano queste giocate individuali, la certezza che Felipe Anderson è un fenomeno e che c’è tanto da lavorare.