Juve-Milan 3-1. Il campo non mente: in tutti i reparti i rossoneri di Inzaghi fanno acqua
Tre a uno finale a favore della Juventus, negli annali rimarrà uno degli apici della stagione dell’ennesima delusione rossonera, per la cronaca una partita in cui s’è sfiorato il 2-2 ma che invece è finita poi con pochi gol di scarto a favore dei bianconeri. Insomma, sono le cose del calcio, le partite, che anche a dispetto di pronostici e classifica vanno comunque giocate. Ha vinto, come spesso accade, il più forte. Ha perso chi s’è perso con il correre dei minuti, sciogliendosi tipicamente di fronte agli eventi e all’incapacità di costruire davvero qualcosa attraverso il gioco.
Già, il Milan di Inzaghi non ha il gioco. Sono anche arrivati i soccorsi durante l’anno: le lezioni di Arrigo Sacchi a Milanello, la difesa mediatica dei maggiori giornali, il mercato riparatore di Galliani per il pupillo con cui questa volta si gioca davvero la faccia. E niente, risultati pochi (13 punti in 13 partite) aggrappandosi alla speranza del calendario favorevole per evitare l’apertura contestazione dei tifosi (Empoli e Cesena in casa).
Diego Lopez? Portiere migliore in campo. Difesa? Come alla scuola calcio, impegnata a guardarsi allo specchio con presunte esercitazioni in linea senza mai guardare la posizione del pallone. Centrocampo? Essien fermo in una mattonella la spiegazione di tutto. E pensare che da lì dovrebbe passare la trasformazione dinamica da 4411 a 4231 nei momenti della partita. Solo confusione. Attacco? Ognuno per conto suo, a cominciare da Cerci che sceglie anche dove giocare (largo a destra) quando il possibile punto debole della Juventus è dall’altra parte, ovvero dove a incrociare Padoin “inventato” nel ruolo ci si manda ogni tanto Muntari che fa tutto maluccio ma più male di tutto proprio l’esterno. Sono queste le fotografie di un punto che non poteva arrivare. Le polemiche, le moviole, le parole tra 5 giorni non le ricorderà più nessuno.