Un’altra finale persa. Potrebbe essere un titolo di un libro, scritto di getto per descrivere la delusione di una Nazione che inanella sconfitte dopo sconfitte ma solo all’ultimo atto delle competizioni
L’Argentina delle meraviglie fa ancora discutere in negativo. Lo scorso anno, di questi tempi, la compagine allenata da Sabella perdeva la finale del Mondiale brasiliano contro la Germania. Ieri sera, dopo una Copa América più o meno dominata, sono stati i padroni di casa del Cile a privare “l’albiceleste” di un successo che manca dal lontano 1993. Una squadra, quella guidata dal “Tata” Martino, che può contare su calciatori del calibro di Leo Messi, Javier Pastore, Ezequiel Lavezzi, Angel di Maria, Sergio Aguero, Carlos Tevez, Gonzalo Higuain e tanti altri.
Proprio sul Pipita sarebbe meglio soffermarsi per approfondire il suo caso. Molti vedono delle similitudini tra Germania-Argentina dello scorso anno e la seconda parte del match disputata ieri sera dal centravanti del Napoli. Nell’ultima gara della Coppa del Mondo a Rio De Janeiro, Higuain si rese protagonista di una buona prestazione (con annesso gol giustamente annullato per offside), macchiata dall’errore grossolano sotto porta al minuto 22 quando, a seguito di un passaggio errato di Kroos, spedì a lato a tu per tu con Neuer. Peccato che anche Aguero e Palacio fecero peggio, venendo puniti ai supplementari dalla rete di Gotze. A Santiago invece, il numero 9, al 92’ ha graziato tutto il Cile, dopo un tiro-cross di Lavezzi e sbagliato il primo rigore argentino della lotteria, aprendo di fatto le danze per il trionfo della Roja. Proprio il Pocho però, nel primo tempo ha praticamente sbagliato un gol facile, tirando il pallone addosso a Claudio Bravo, dopo una bella incursione di Pastore dalla destra.
Ma ci sono davvero delle analogie con l’Higuain visto a Rio De Janeiro lo scorso anno e quello ammirato nella finale di ieri? In Brasile, il centravanti classe ’87 non aveva giocato male, ricevendo molti palloni, specialmente dalle corsie esterne che avevano fatto tremare i tedeschi. Contro Vidal e soci invece, si è notato un atteggiamento supponente dei suoi compagni, in sofferenza per quasi tutti i 120’. La differenza risiede qui. L’Argentina ha penato contro un Cile che ha messo in campo carattere, voglia di vincere, cattiveria agonistica e quel pizzico di follia (vedi rigore di Sanchez) che è mancata alla formazione di Martino.
Accusare Higuain di essere l’unica causa della sconfitta dell’Argentina è da pazzi. Anche perché i rigori si possono segnare o sbagliare, dunque non è questo il problema. All’albiceleste è mancato specialmente Leo Messi, poche volte decisivo quando veste la casacca della propria Nazionale, oltre allo spirito combattente, vero e proprio marchio di fabbrica sudamericano. Per informazioni chiedere al Cile.