L’attaccante tedesco della Fiorentina elimina la Roma e magari non è solo un fuoco di paglia. Ecco perché.
Mario Gomez è un attaccante vecchia maniera proiettato nel mondo del calcio moderno. E questo è stato il suo vero problema, già ai tempi del Bayern Monaco, nonché a Firenze dove fu giustamente acclamato al proprio arrivo. Ma qual è questo problema? Una somma di fattori: innanzitutto le caratteristiche, che poco si sposavano con il calcio dinamico di Heycknes prima e quello sopraffino e veloce di Guardiola dopo. Ed ecco che la scelta del maggior club tedesco, e uno dei 5 più strutturati d’Europa, fu fatta. Non mancavano i gol, però condizionava molto negli ultimi 30 metri. Non fu una bocciatura, ma una scelta chiara. E quando lasci il Bayern è un po’ come lasciare il Real Madrid o la Juventus o il Manchester United. Devi fartene una ragione. In pochi hanno fatto davvero il salto di qualità mentale dopo esperienze del genere: ricordiamo gli olandesi Robben e Sneijder, via dalle merengues e sul tetto d’Europa uno proprio con il Bayern l’altro con l’Inter. Ma sono olandesi, e non scendevano troppo di grado nelle gerarchie europee (all’epoca l’Inter aveva una visibilità davvero mondiale grazie all’approdo di Mourinho).
Gomez invece no. E oltre ad essere un ottimo centravanti, che benissimo avrebbe fatto nella delusa Germania dei Mondiali del 1982 al fianco di Rummenigge, è anche una statua di bellezza. Questo almeno dicono le decine di contratti pubblicitari, innamorato della moda e dunque d’istinto votato ad accettare Firenze. Che però è una dimensione diversa. Con la testa ci puoi restare sotto. E’ questione anche di stimoli. Così, quando ti alleni male succede anche che ti infortuni. Poi che non giochi. Poi che pensi ad altro. Poi che non te ne fai una ragione. Poi che ti passa la voglia. Qui è stata brava la società, togliendogli di dosso qualche pressione di troppo, e Montella a non averne mai fatto una ragione di stato. Sono arrivate anche le prese in giro, perché di recente c’è stato un lungo momento in cui la palla non voleva neppure più entrare. Ma Gomez è Gomez, l’attaccante con Tevez forse più temuto in valore assoluto dall’intera Serie A quando arrivò in Italia. La Roma è la prima vera vittima. Vittima, forse della rinascita, anche se forse per Gomez saranno gli ultimi mesi in viola: all’estero questi sono gol che rimangono e di tutto il resto manco più si ricordano.