Matri e Gervinho, ma non solo: tanti errori domenica a Genova. In tanti hanno partecipato alla sagra dello sbaglio

Con un arbitro che sbaglia tutto lo “sbagliabile” possibile, calci e calcetti dati a gioco fermo o lontani dall’azione, allenatori che prendono a schiaffi racattapalle e presidenti che invocano niente meno che la mafia romana per giudicare la prestazione dell’arbitro, puntare il dito sull’errore sotto porta di un attaccante, è forse cinico. Ma è il nostro lavoro e il compito di questa rubrica. Per cui Matri e Gervinho si dividono ex aequo il premio di questa settimana. Tutto avviene in Genoa-Roma a Marassi: in dieci contro undici e sotto di un gol, Alessandro Matri avrebbe la possibilità di fare un favore ai suoi ex compagni della Juventus segnando il gol dell’uno pari. Ma lanciato da un compagno verso la porta di De Sanctis si impappina correndo come se avesse tra i piedi una palla di ferro e non un pallone di cuoio. Il suo estremo tentativo, quando ormai Astori gli ha chiuso lo specchio della porta, è un debolissimo tiro centrale che non impensierisce il portiere della Roma. Nel secondo tempo, con i grifoni in inferiorità numerica e lanciati in avanti alla ricerca del pareggio, ai giallorossi si aprono praterie verdi (anche se il campo di Marassi tanto verde non è), che Gervinho può solcare e attraversare in tutta solitudine. E in una di queste occasioni si trova solo davanti al secondo portiere genoano Lamanna. L’ivoriano spara fuori, dimostrandosi un ottimo giocatore in fatto di corsa, ma di certo non un “killer” infallibile in area di rigore. A proposito di Lamanna, il portiere aveva parato un rigore calciato da Ljacic nel primo tempo, appena entrato in campo al posto di Perin. A proposito di errori: “er cecato” avrebbe fatto meglio.

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