I peggiori 10 flop di calciomercato invernale negli ultimi 10 anni

 

1 – Edu Vargas (al Napoli nel 2012)

Fresco di secondo posto al pallone d’oro Sudamericano, dietro soltanto a Neymar, ‘Turboman‘ sembra il degno erede per rimpiazzare Lavezzi nel cuore dei tifosi partenopei. Quando il Napoli lo acquista dall’Universidad de Chile per 16 milioni di euro sbaragliando la concorrenza di diversi top club europei, si ha l’impressione che si tratti di un grande colpo. Il cileno si rivela invece un flop clamoroso. Mai impiegato da titolare dall’allenatore azzurro Walter Mazzarri, collezione appena 13 spezzoni di partita, senza mai impressionare. Fragile e acerbo, fatica ad inserirsi e ad ambientarsi. Nella stagione successiva va ancora peggio, ma si toglie la soddisfazione di segnare una tripletta in Europa League contro l’Aik Solna, la sua unica gioia napoletana.

2 – Lukas Podolski  (all’Inter nel 2015)

17 presenze e 1 gol. Questo il magrissimo bottino dell’attaccante tedesco in nerazzurro. Accolto a Malpensa con grandi proclami, si presenta a San Siro con una forma fisica imbarazzante. Lento e svogliato, viene bocciato quasi subito da Mancini che lo esclude ben presto dai titolari. Il suo addio non fa nemmeno notizia. Da un campione del Mondo era lecito aspettarsi qualcosina in più.

3 – Jesus Dàtolo (al Napoli nel 2009)

I tifosi azzurri lo ricorderanno sempre per quel gol che diede inizio alla rimonta sulla Juventus nel 3-2 del campionato 2009/2010 con Mazzarri in panchina. Quello fu l’unico lampo dell’argentino, acquistato per 7 milioni dal Boca Juniors (con tanto di presentazione con giro di campo al San Paolo) e rivenduto appena un anno dopo all’Olympiakos. A sua parziale giustificazione problemi di natura tattica. Non venne mai impiegato nel suo vero ruolo, sconfinato sull’out sinistro nel 3-5-2 non aveva il passo e la gamba per reggere la fascia, lui che era una mezz’ala con vocazione offensiva.

4 – Alessio Cerci (al Milan nel 2015)

Recentemente ha dovuto sospendere i suoi profili social a causa degli insulti dei tifosi. E dire che appena un anno fa sembrava l’uomo in grado di dare la scossa al Milan con il suo cambio di passo e le sue accelerazioni che gli avevano permesso soltanto pochi mesi prima di lasciare Torino per approdare all’Atlètico Madrid, nel “calcio che conta” come aveva ingenuamente scritto la moglie su Twitter al momento del suo passaggio dai granata ai Colchoneros. Quella frase pare averlo perseguitato. L’involuzione di Cerci è stata spaventosa.

5 – Seidou Doumbia (alla Roma nel 2015)

Acquistato un anno fa dai giallorossi per 14 milioni per sostituire Destro, l’ivoriano ha firmato un ricco contratto fino al 2019. Dopo sei mesi di insulti (e l’invidiabile record di essere stato fischiato alla sua prima presenza, Roma-Parma 0-0) lascia la Capitale per fare ritorno in prestito al Cska, dove è tornato protagonista. Il suo bilancio in giallorosso: 14 presenze e 2 reti. Lento, impacciato e a tratti imbarazzante.

6 – Ezequiel Schelotto (all’Inter nel 2013)

Arriva nella “sciagurata” Inter che terminerà quel campionato al nono posto dopo due ottime stagioni a Bergamo. Il levriero italo-argentino dimostra subito di non essere all’altezza di un grande club, denotando evidenti limiti tecnici. Si toglie la soddisfazione di segnare in un derby, ma non basta. Viene relegato ai margini della rosa soltanto pochi mesi più tardi, non venendo convocato da Mazzarri per il seguente ritiro estivo.

7 – Nicolas Anelka (alla Juventus nel 2013)

Altro acquisto a parametro zero per completare la rosa bianconera alla ricerca di un centravanti di esperienza, ma che non ne giustifica le prestazioni in campo. Appena due presenze con la Juventus già aritmeticamente Campione d’Italia. Una macchia nella carriera comunque importante di un giocatore che ha vestito maglie prestigiose e che spesso per una sua indolenza non ha ottenuto quello che avrebbe meritato.

8 – Anderson Luis (alla Fiorentina nel 2014)

Appena scaricato dal Manchester Utd approda a Firenze in prestito con diritto di riscatto fissato a 6,5 milioni annunciando in conferenza stampa: “Voglio rimanere qui per tanti anni”. Dopo sei spezzoni di partita disastrosi, nei quali si mette in mostra più per i suoi chili di troppo che per il suo discreto piede mancino, fa le valigie e torna in Brasile.

9 – Cesar Aparecido (all’Inter nel 2006)

Da sempre pallino di Roberto Mancini, che ne aveva tessuto le lodi alla Lazio, arriva all’Inter nel gennaio 2006 su richiesta precisa del Mancio. Misteriosamente, però, gioca poco, finendo spesso in tribuna e collezionando appena 8 presenze. Dopo un’apparizione al Corinthians e una parentesi a Livorno, torna all’Inter nel 2007 senza pretese e a modo suo si ritaglia il suo spazio, contribuendo allo scudetto del 2008. Svincolato, a fine anno passa al Bologna, ma nemmeno in Emilia torna ai fasti vissuti in maglia biancoceleste.

10 – Amantino Mancini (al Milan nel 2010)

Nel gennaio 2010 Galliani prova il colpo a sorpresa dai cugini ma l’esterno brasiliano, che già in nerazzuro aveva deluso le aspettative, è ormai il lontano parente del giocatore ammirato a Roma. Saluta dopo 7 presenze e nessun gol. I doppi passi, le serpentine e i dribbling che avevano infiammato l’Olimpico sembrano ricordi lontanissimi nel tempo. Eppure, soltanto due anni prima era considerato uno dei migliori esterni offensivi a livello europeo, tanto che Mourinho lo pretese all’Inter nell’estate 2008 e lo ottenne per una cifra intorno ai 20 milioni di euro, con un ingaggio da top player: 3,5 milioni annui. Mai tornato sui livelli di Roma.

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