Se ne va un pezzo di storia, è morto Udo Lattek
E’ morto a 80 anni Udo Lattek, il primo mister ad essersi aggiudicato le tre coppe europee. La più prestigiosa con il Bayern nel 1974, al termine di una doppia finale contro l’Atletico Madrid, con una squadra fortissima, capace non solo di infilare un tris di trionfi nella competizione, ma anche di costituire l’ossatura di quella Nazionale tedesca in grado di vincere un Mondiale contro la rivoluzionaria Olanda. Non è che l’inizio della felice carriera del tecnico, studente di pedagogia, già assistente del Commissario Tecnico Helmut Schoen ai Mondiali del 1966, in Inghilterra. I successivi trionfi sono in altri due club. Il Borusia Moenchengladbach, con il quale nel 1979 si aggiudica la Coppa Uefa; infine, con il Barcellona, dove nel 1982 porta in bacheca la Coppa delle Coppe.
Noi italiani – e in particolar modo gli juventini – lo ricordiamo bene per averlo incrociato alcune volte. Non nel percorso delle competizioni vinte, ma il primo approccio non è facilmente dimenticabile. Mercoledì 22 ottobre 1975 i bianconeri sono impegnati a Dusseldorf, pronti a contendere al Borussia il diritto di accesso ai quarti di finale. Il 2-0 a favore dei tedeschi è netto, maturato nel primo tempo e con due reti di pregevolissima fattura. Apre Heynckes, con una deviazione al volo che lascia immobile Dino Zoff. Chiude il danese Simonsen, futuro Pallone d’Oro, finalizzando una triangolazione in area di rigore che è un esempio perfetto della velocità d’esecuzione del piccolo danese (1 metro e 67 centimetri), uno che girerà il mondo senza pensare più alla patria perché confessò all’epoca “Da noi il calcio non è professionistico, non ci sono soldi. Non mi piace fare gol gratis”.
Al ritorno a Torino, i tedeschi tremarono, almeno fino all’ora di gioco, quando Bettega raddoppiò il gol di Gori rendendo incerta la qualificazione. Uno spavento dal quale uscirono in tempi brevi, giusto 11 minuti di apnea, grazie agli acuti di Danner e del solito Simonsen. Ma forse, quella qualificazione fu figlia anche della convinzione e di una certa arte della provocazione che il tecnico prussiano manifestò apertamente alla vigilia, rendendosi ben poco simpatico alla stampa nostrana (cosa che confermerà anche in incontri successivi). Lattek caricò infatti la sfida con i seguenti proclami: “Noi non abbiamo paura della Juventus, solo rispetto. In campo andranno gli stessi dell’andata e persino le riserve in panchina saranno identiche”. E ancora: “Il pubblico di Torino potrebbe aiutare più noi che la squadra di casa: perché incitandola con calore la “obbligherà” ad attaccare in massa e quindi ad esporsi al nostro contropiede”. E, infine, il capolavoro sul direttore di gara, l’austriaco Linemayr: “Ecco un argomento molto, molto interessante. lo penso che il comportamento dell’arbitro sarà decisivo, da questo dipenderà tutto…”. Insomma, Mourinho non ha inventato proprio nulla…