Quando la Grecia e gli Dei furono i più forti d’Europa
A Euro 2004 gli ellenici allenati dal CT tedesco Otto Rehhagel decisero di fare la parte del leone e non della vittima sacrificale. Adesso, 11 anni dopo, il popolo greco vuole rialzarsi nuovamente. Sono già passati 11 lunghi anni, il mondo sembra essersi fermato lì, a Lisbona, con le lacrime di gioia che rappresentavano il minimo comun denominatore per ogni cittadino greco. Oggi sono lacrime, certo, ma amare per la Grecia soprattutto per l’apprensione, alle prese con una difficile situazione finanziaria che potrebbe portarla fuori dall’Eurozona. Un popolo che ha sempre faticato per raggiungere quei sogni che, in alcuni casi, si possono avverare. Prendete una Nazionale di calcio composta da 23 gladiatori, un allenatore coraggioso e furbo tatticamente e gli Dei che proteggono chi lotta fino alla fine, senza arrendersi nemmeno un secondo. Ad Euro 2004 tutte queste caratteristiche erano possedute dalla Grecia di Otto Rehhagel, prima uomo con la U maiuscola e poi tecnico che sapeva leggere le partite come nessuno. Quella Nazionale non partì, come sempre, con i favori del pronostico, anche perché il Portogallo padrone di casa, insieme alle più quotate Francia, Italia, Spagna, Olanda, se la sarebbe dovuta giocare fino alla finale.
In un certo senso andò così ma con un epilogo incredibilmente emozionante. Traianos Dellas (allora giocatore della Roma) e compagni, così, inseriti nel Girone A con i lusitani, le “Furie Rosse” e la scorbutica Russia, iniziarono bene il loro cammino, battendo nella gara d’esordio la compagine di Luis Figo grazie alle reti di Karagounis (altra conoscenza del calcio italiano) e Basinas, perni del centrocampo ellenico e calciatori imprescindibili di quella squadra tutto cuore e grinta. L’1-2 finale fu “appuntato” da un giovanissimo Cristiano Ronaldo, in gol al minuto 93, quando la gara era ormai incanalata verso la vittoria biancoblu. Da quel momento, molti si accorsero della forza della Grecia, che possedeva una caratteristica che le altre squadre non avevano: il gioco soporifero e corale. Poteva essere un fattore negativo, ma non fu così per gli undici ellenici che, nella seconda gara del proprio girone, fermarono sull’1-1 la Spagna dei vari Morientes (in gol), Raul, Casillas, Puyol e degli acerbi Xabi Alonso e Fernando Torres. Al vantaggio iberico rispose un bomber improvvisato che aveva un nome e un cognome abbastanza sconosciuto: Angelos Charisteas. L’attaccante classe ’80 del Werder Brema siglò l’1-1 con un pregevole tiro al volo che fece sgranare gli occhi a molti addetti ai lavori e ai tanti tifosi greci che iniziavano spuntare come funghi.
Con 4 punti in 2 gare, la qualificazione ai quarti sembrava essere a portata di mano e nemmeno quel velo di tensione che avrebbe colpire tutti da un momento all’altro, fece paura. Il match con la Russia (vincente per 2-1), così, da dentro o fuori, venne“decisa” da un tocco morbido di Zisis Vryzas, noto per i suoi trascorsi al Perugia, alla Fiorentina e al Torino che, grazie alla sua realizzazione, permise agli ellenici di superare in classifica la Spagna per la differenza reti e di staccare il pass verso gli scontri ad eliminazione diretta. Il primo pezzettino del sogno è stato appeso al muro dei ricordi, ma la Grecia vuole fare un qualcosa di straordinario, di indimenticabile, anche perché tutto gli sorride. E la partita dei quarti di finale contro la Francia campione uscente arriva proprio al momento giusto. Una gara giocata con la massima attenzione, noiosa per buona parte del tempo, con i transalpini nervosi per lo scaltro atteggiamento degli ellenici. Oltre ad essere ben chiusi dal centrocampo in giù, la compagine di Otto Rehhagel è come un animale che localizza la propria preda, colpendola nei momenti più opportuni. Successe così anche contro la squadra di Zidane, che si dovette inchinare al gol di Charisteas, dopo una discesa sulla destra dell’allora neo bolognese Zagorakis. Un colpo di testa potente, preciso, che sorprese un Barthez in evidente controtempo.
La Grecia è in semifinale contro tutto e tutti, anche contro chi ironizzava su una rosa formata da elementi sconosciuti o quasi. Quella squadra, oltre ad essere atleticamente forte, era una impronosticata roccia dietro con Nikopolidis, tra i pali, Seitaridis, Kapsis, Fysass e appunto Dellas. Quasi mai in sofferenza, gli altri calciatori del pacchetto arretrato della Grecia furono guidati proprio dal numero 5 che, la notte del 1° luglio 2004, entrò nel libro storico dello sport greco. Dellas, durante il minuto 15° del primo tempo supplementare della difficilissima semifinale contro la Repubblica Ceca, scelse di andare a staccare su un calcio d’angolo per cercare di approfittare dei suoi centimetri. Mai mossa fu più azzeccata: corner calciato da Karagounis, capocciata del difensore e Cech battuto. E’ la rete che vale la finale, anche grazie alla regola del “Silver Gol” che non lascia più scampo a Pavel Nedved e i suoi compagni che, come le altre Nazionali, si resero conto del cinismo greco. Con la forza del pacchetto arretrato, con un centrocampo muscolare e con un attacco, in un certo senso, sterile, il CT Rehhagel aveva steso tutte le altre squadre favorite per la vittoria finale. Mancava una solo rigo di una storia perfetta che non poteva non concludersi con unlieto fine.
E allora il destino, dolce in questo caso, mise la Grecia difronte al Portogallo, già battuto nella sfida d’esordio. Una partita tirata, decisa sempre da lui, dallo “spilungone” numero 9, dal nome impronunciabile. Charisteas, di testa, segnò il gol decisivo dopo un calcio d’angolo battuto da Basinas. Stesso schema e stesso gol, ma con diversi interpretidella semifinale vinta contro la Repubblica Ceca. Una rete memorabile, che permise alla Grecia di laurearsi Campione d’Europa per la prima volta nella storia con un atteggiamento tutt’altro che arrendevole. Quel successo, che rimarrà indelebile nella mente di ogni cittadino ellenico, è l’emblema del sudore che è capace di sprigionare il popolo greco. I sogni possono sconfiggere le paure: proprio come poco più di dieci anni fa, quando gli Dei decisero che la Grecia doveva essere più forte di tutta Europa con un commissario tecnico tedesco.
Euro 2004 [GOL & HIGHLIGHTS]
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