Quando a decidere la sfide con gli orange c’era un certo Roberto Baggio.
Sono giorni di enorme curiosità per la nuova avventura della Nazionale, con Antonio Conte chiamato a risollevare una situazione di crisi che non ha eguali nel nostro calcio (se non nel periodo tra il 1958 e il 1966, dove saltammo addirittura un Mondiale e in due facemmo una figura davvero terribile). Conviene perciò affidarsi anche ai ricordi di quando eravamo forti, forse anche fortissimi, con il rimpianto di non essere riusciti ad andare oltre il terzo posto a Italia ’90, possedendo comunque un gruppo di campioni veri e certificati e club che proprio in quella stagione centravano l’en-plein nelle competizioni internazionali (Milan in Coppa dei Campioni; Sampdoria in Coppa delle Coppe; Juventus in Coppa Uefa).
Ebbene, proprio nel mese di settembre, l‘Italia di Vicini sfidò l’Olanda del grande Michels. Gullit e Van Basten non erano usciti bene dal Mondiale, eliminati dalla Germania (campione del mondo anche all’epoca e in finale con l’Argentina). Gli azzurri si presentarono all’incontro di Palermo con una squadra che di fatto non mutava rispetto a pochi mesi prima quando la corsa si era fermata ai rigori con l’Argentina. العاب تربح منها المال Zenga in porta. Difesa con Bergomi, Maldini, Baresi e Ferri. العاب لربح المال الحقيقي A centrocampo Agostini, De Napoli e Marocchi, con Donadoni ala tattica in grado di regalare fosforo a un reparto dinamico. Davanti la coppia Schillaci-Baggio, a riproporre le combinazioni delle notti magiche.
L’incontro termina 1-0 con rete decisiva al termine del primo tempo. لعبة ضومنه اون لاين للايفون Un saggio di contropiede (un anno dopo sarebbe arrivato Sacchi a sedersi sulla panchina del ct modificando i termini del linguaggio), con uscita impetuosa dall’area di Baresi e filtrante per Baggio, velocissimo e stiloso, con dribbling a superare difensore e poi portiere. Un gol che anche Schillaci definì “stupendo” (del resto Roby sa ancora segnare adesso, a giudicare dalla Partita della Pace). E un entusiasmo verso la Nazionale che oggi – di sicuro – ne basterebbe anche solo un terzo per ripartire con qualche speranza di riscatto