Equilibrio fino a metà del secondo tempo, poi il Genoa dilaga. Per il Toro l’Europa è ora un’utopia

Una volta le due squadre e soprattutto le due tifoserie erano gemellate. Poi dopo che qualche stagione fa il Genoa con una vittoria a Torino condannò i granata in serie B il rapporto tra le due società non è più stato idilliaco. Chi vinceva poteva continuare a sperare in un posto nell’Europa meno nobile, chi perdeva doveva dare l’addio a questo sogno, il pareggio avrebbe probabilmente estromesso entrambe dalla lotta per l’Europa. Oltretutto sui grifoni, anche in caso di vittoria, grava l’ipotesi di non potere comunque partecipare alla coppa europea come il Parma nella passata stagione. La Figc ha infatti dovuto negare la licenza Uefa al club di Preziosi a causa di un ritardo nella consegna della documentazione necessaria a essere ammessi alle competizioni europee. Il club rossoblù inoltrerà il ricorso alla commissione di II grado entro il 16 maggio, dopo di che non resterà che l’Alta Corte del Coni. Il Torino che proprio l’altr’anno usufruì del forfait parmense, anche quest’anno è lì alla finestra: potrebbe però non essere sufficiente dato il posto in classifica, la possibile rinuncia europea della società di Preziosi.

La partita si giocava quindi in un clima strano: non era una finale dall’esito obbligatoriamente certo al triplice fischio, ma neanche una gara da fine stagione senza motivazioni. Il primo tempo è divertente, le squadre un po’ lunghe e stanche concedono di più di quanto avrebbero fatto in autunno o in inverno, senza una stagione nelle gambe e con situazioni climatiche più facili. Il Genoa schiera un 3 4 3 contro il solito 3 5 2 degli uomini di Ventura. I padroni di casa sono i più reattivi, sospinti da un Niang scatenato, che fa vedere i sorci verdi a Maksimovic in serata pessima. Ed è proprio una sua iniziativa a metacampo andando via a due giocatori che innesta Borriello in area di rigore, il centravanti serve Iago Falque che tutto solo batte Padelli.

Nella ripresa il Torino sembra avere qualcosa in più da spendere e raggiunge il pareggio con una bella punizione di El Kaddouri. Roncaglia da parte sua commette i soliti due o tre errori che farebbero venire i capelli grigi a Gasperini se non li avesse già, ma Tino Costa, entrato nella ripresa, sempre su punizione e aiutato da una fortuita deviazione di El Kaddouri riporta in vantaggio il Genoa. La gara rimane comunque viva con continui ribaltamenti di fronte. Il Torino prova con il tridente (Martinez al posto dell’infortunato Quagliarella e Amauri per Peres), ma poi di colpo spengono la luce. I rossoblu riescono così a dilagare giocando contro una squadra che negli ultimi minuti sembra sentire tutta la stanchezza di cinquanta partite stagionali. Prima una grande grande giocata di Bertolacci che dalla lunetta fa partire un tiro alla Del Piero sul secondo palo che batte l’immobile Padelli. Poi Pavoletti che nei minuti di recupero segna il 4 a 1. E infine Tino Costa proprio sul fischio finale segna il gol della manita. Il Genoa spera nel ricorso. Il Toro si accontenta di avere vinto il derby. Il suo campionato è di fatto finito lì. Tanto valeva rimanere gemellati.

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