Il top 2015: Kamil Glik

Con 5 gol nei 3 anni precedenti, Kamil Glik aveva regalato al suo Toro un contributo più che normale, logico ed accettabile. Non è mica da questi particolari che si giudica un centrale di difesa, canterebbe Francesco De Gregori se fosse nato più a nord. E invece no, il polacco ha stupito tutti e ha operato la più incredibile rivoluzione che i casa granata si potesse concepire. Nostalgia di Ciro Immobile, il capocannoniere del campionato 2013-14. Nessun sentimentalismo. A garantire gli exploit in area avversaria ci pensa lui, il capitano, con una sequenza di reti, tra l’altro non di rado belle pesanti. Il totale recita ben 8 centri, giusto 3 in meno del vero erede del bomber emigrato in Germania, Fabio Quagliarella. E il marchio è sempre più o meno lo stesso, una vera e propria specialità che nel calcio contemporaneo, che pretende un terzo dei gol realizzati da palla inattiva, significa essere laureati in un master di primissimo livello. Dove c’è un corner spunta lui e vallo a tenere. Colpisce a Cagliari; si ripete con il Palermo; segna addirittura una doppietta al Genoa, capovolgendo il verdetto da sconfitta a vittoria (e segnando anche da calcio di punizione di Farnerud con un tocco al volo); prosegue la serie delle vittime eccellenti svettando di testa con superba elevazione contro il Milan; va a deviare sull’angolino opposto in Torino-Napoli 1-0 ed è un gesto che vale 3 punti; fa vivere palpitanti minuti finali al pubblico dell’Olimpico andando a segnare contro lo Zenit e riaprendo una possibile qualificazione che viene solo sfiorata; infine, va a colpire di destro a Bergamo. Non una sola rete è inutile, pleonastica, ininfluente ai fini del risultato. Glik è Mr.Wolf che risolve i problemi e vengono in mente un bel po’ di squadre di rango che potrebbero pensare a lui per rimettere a posto il reparto arretrato e garantirsi in avanti un contributo che ben pochi in Europa possono regalare. Un gran brutto cliente per chiunque, chiedete qualcosa a Icardi che è uno che fa il furbo con tutti e riesce a segnare anche nelle domeniche problematiche, con Kamil non ha toccato palla. In più è un trascinatore senza eguali. Unico dubbio per il 2016: quanto lo condizionerà il pensiero dell’Europeo con la sua nazionale. Un tema che potrebbe panche essere declinato più che positivamente, regalandogli ulteriori motivazioni e partite conseguentemente all’altezza. Tanto lui sul gioco aereo è abituato, non soffre di vertigine.

Il flop 2015: Nikola Maksimovic

Pare che Giampiero Ventura lo tenga in gran conto, del resto se c’è un mister che sa come far crescere i giovani è proprio lui e Maksimovic ha certamente davanti a sé un brillante avvenire. Del resto, 50 presenze in 2 campionati non sono poche e dicono che tanta fiducia non è di facciata, ma rappresenta un dato reale sul quale si può edificare qualcosa d’importante. Non tutti i tifosi granata, però, sono d’accordo su tanta stima, un po’ come la minoranza dem nei confronti di Matteo Renzi. Per carità – dicono – la stoffa c’è. Ma si vedono anche i buchi e non è detto che da quel tessuto possa uscire la coperta difensiva di cui la squadra abbisogna. A confortare ci sono le prove internazionali, da quella a Copenaghen al vigore messo in evidenza a Bilbao. E’ in Italia che ha lasciato a desiderare, soprattutto negli incontri casalinghi con la Fiorentina e la Lazio, dove ha patito eccessivamente i movimenti di Babacar e Keita. La peggiore gara a Genova, sul finire di campionato, errori in serie da matita blu, come si diceva un tempo.

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