Adriano Galliani alla porta di Mattia Destro come un postino qualunque. Ecco perché sono finiti i tempi d’oro.

Pensateci bene: la decadenza del Milan, irrimediabilmente legato alla figura di Adriano Galliani, si riassume in un solo fotogramma. Ha fatto il giro del web l’istantanea dell’amministratore delegato rossonero che si presenta come un porta-a-porta qualunque al citofono dell’abitazione di Mattia Destro. Non tanto per il gesto, anche umile (Destro era da convincere perché non gradiva la cessione temporanea dalla Roma), ma per il momento e il significato profondo. Non tutti sanno che quando Destro giocava nelle giovanili dell’Inter il buon Galliani, negli anni del denaro facile e della nobiltà europea del Milan (epoca Ancelotti), non solo non si filava neppure le giovanili del Milan, ma scherniva quelle dell’Inter nonostante fossero sempre davanti ai rossoneri in quasi tutte le categorie e che, per esempio con i classe 1991, non ci fosse partita. Ecco, Destro era il ragazzino, figlio d’arte, venuto dalle Marche che segnava a raffica (soprattutto nei derby Giovanissimi e Allievi contro il Milan).

Dunque sapere tutto questo e vedere quell’immagine racconta tanto del baratro rossonero. Almeno quanto il dialogo telefonico di Galliani con il finto Ferrero. Perché sono i tempi che cambiano, le scelte senza moneta che fanno capire chi ha il talento del dirigente sportivo (inteso come scouting, occhio, sensibilità, capacità di scelta) e chi invece si prende la scena forte del controllo della cassa. Insomma, non c’era momento peggiore per Galliani: classifica deficitaria, fresca eliminazione dalla Coppa Italia, il “suo” Inzaghi a cui non ne va bene una, le mirabolanti e pasticciate operazioni di mercato (Torres, Cerci, Van Ginkel, ma anche Armero, Lopez, Bellomo…). Un gran casino. E poi ci si sono messi acerrimi nemici di corridoio quali il Barcellona e Ariedo Braida, che si sposano a sorpresa, quasi esplicitamente riconoscendo chi fosse l’uomo che pescava i talenti che hanno fatto grande il Milan. Non tutti, per carità, ma tanti: l’ultimo litigio, dopo che Galliani decise di far tutto da solo, fu sotto la prima gestione Allegri. Per Braida l’uomo da Milan era Pastore, per Galliani solo e soltanto Robinho. Che oggi si stia riscrivendo la storia, per poi essere raccontata veramente com’era?

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