Ali Dia si finse cugino di George Weah ed esordì in Premiere League con il Southampton

Il mondo del calcio è visto, a giusta ragione, come un mondo élitario, del quale è difficilissimo entrare a far parte, in particolar modo come calciatore. Le serie maggiori sono infatti precluse alla maggior parte di essi, la cui carriera si arena nelle serie inferiori o dilettantistiche. Certo, ci sono state le meteore: il calcio ne è pieno di questi potenziali campioni che, per un motivo o per un altro, non riescono a sfondare una volta arrivati nell’Olimpo del calcio; rappresentative in questo senso sono le storie di Alexandre Pato, i cui muscoli non riuscirono a farlo sfondare in Serie A nonostante avesse le stigmate del campionissimo, o quella di Robin Friday, the best footballer you never saw, cui fece difetto non il fisico, ma la testa e un carattere difficile (a voler essere buoni), che lo condussero ad abbandonare il calcio a 25 anni senza aver mai giocato in First Division, e a una ben più prematura scomparsa quando di anni ne aveva solo 38.

Non è delle meteore però che voglio parlarvi, ma di un episodio calcistico diametralmente opposto: in passato infatti c’è stato chi, nonostante col pallone fra i piedi sapesse fare poco o niente, è riuscito a far parte di una squadra professionistica, e anzi a giocare una partita nei massimi campionati calcistici del mondo. Figure dotate di pochissime qualità tecniche, ma di una scaltrezza fuori dal comune che sono state in grado di mettere su una truffa quasi inimmaginabile a danni di presidenti, dirigenti e allenatori, che dovrebbero essere esperti di calcio e quindi ampiamente in grado di riconoscere una fregatura.

L’esempio più fulgido che mi viene in mente è quello di Alì Dia: nato a Dakar, capitale del Senegal nota al mondo dello sport più per il mortale raid automobilistico attraverso il deserto che vede proprio lì il suo arrivo piuttosto che per il calcio, Dia è un calciatore che, come moltissimi altri provenienti dal continente nero, tenta la fortuna nel continente del calcio: l’Europa. Solo che, mentre Milla, Drogba, Gervinho, Eto’o e, molto più in piccolo, Obafemi Martins riusciranno a farsi notare, e ad avere carriere che vanno dal dignitoso al fantastico, Dia proprio non ce la fa a spiccare il volo. مال مجاني Dalla Francia (dalla seconda divisione alle serie inferiori) alla Finlandia,finanche al Lubecca in Germania, nessuno lo vuole: tutti lo ritengono palesemente troppo scarso perché possa giocare a calcio.

I meriti di Dia sono ben pochi, ma uno di questi è certamente quello di non abbattersi e non mollare, e parte per l’ultimo viaggio alla ricerca di una squadra, in Inghilterra. Ovviamente, la musica non cambia, e fallisce provini su provini al Port Vale, al Bournemouth e al Gillingham (mica al Liverpool, al Chelsea e allo United eh…) e Dia continua a restare inesorabilmente senza squadra.

Nel frattempo nell’Hampshire, profondo sud della Gran Bretagna, precisamente nel suo porto più importante, Southampton, da dove nel 1912 partì il Titanic per il suo celeberrimo viaggio senza ritorno reso immortale da James Cameron, Leonardo Di Caprio e Kate Winslet, il mercato è in fermento: ai Saints, la squadra locale che milita in Premier League, manca infatti un attaccante, e tutti sono alla ricerca di un calciatore capace di tappare questo buco, a partire dal manager, l’esperto scozzese Graeme Souness, ex calciatore del grande Liverpool di Bob Paisley che vinse campionati e Coppe dei Campioni, e allenatore con un buon passato fra Rangers e Liverpool appena appena macchiato da un fallimentare quarto posto in campionato col Galatasaray.

È proprio qui che scatta l’ingegno di chi ha una genialità intrinseca e una fantasia straordinaria, gli unici ingredienti realmente efficaci per dar vita a un piano diabolico. E di queste qualità ne hanno in abbondanza Dia e un suo mefistofelico amico, che si diverte a fare da agente a questo calciatore sconosciuto che non riesce a sfondare nel calcio professionistico, ed è lui la chiave di volta di questa rocambolesca storia.

È lui infatti che prende la cornetta e telefona all’insospettabile vittima della sua truffa, nientemeno che Souness in persona, fingendosi il Pallone d’Oro George Weah – che come tutti sanno è liberiano – il quale raccomanda al manager scozzese l’ingaggio di un vero fenomeno, che risponde al nome di suo cugino Alì Dia – che ribadiamo ancora una volta essere nato a Dakar, in Senegal! – il quale è un campione svincolato che vanta un passato glorioso al PSG e addirittura 13 presenze con la Nazionale.

Souness, incredibilmente, ci casca come un pollo, e senza premurarsi di telefonare a Milano, dove gioca il vero Weah, o agli uffici della federazione senegalese, fa ingaggiare Dia. Non solo, ma organizza una partita amichevole fra le due squadre riserve di Southampton e Arsenal per saggiare fin da subito le qualità di questa nuova perla nera a sua disposizione: un violento nubifragio annulla la partita, e da modo a Dia di continuare la sua spettacolare messinscena.  Una farsa che, dopo il primo allenamento, sembra stia volgendo al termine. I colleghi – che poi colleghi non sono, perché Dia non è un calciatore professionista – si accorgono subito che qualcosa non quadra, e che questo nuovo calciatore non solo non ha niente a che vedere con Weah, la cui millantata parentela era il motivo per cui era stato ingaggiato, ma che non è assolutamente all’altezza di poter giocare con loro in un campionato duro come la Premier League: a fine allenamento infatti ritengono (a giusta ragione) che dopo quel giorno non avrebbero mai più rivisto Dia agli allenamenti. Non avevano fatto i conti con la cocciutaggine (o forse qualcos’altro, chissà) di Souness, che addirittura convoca Dia per il match di campionato del 23 novembre 1996 che vede di scena il Southampton al The Dell contro il Leeds United.

Al 32′ minuto però succede il fattaccio: il fuoriclasse del Southampton, Matthew Le Tissier, si stira il polpaccio e deve lasciare il campo: Souness per sostituirlo sceglie Dia. La leggenda vuole che l’amico-agente, geniale co-autore di questa trappola nella quale Souness è caduto in pieno, dagli spalti del The Dell fosse scoppiato in una grassa risata, alla quale i supporters dei Saints non sapevano – e avrebbero potuto? – dare una spiegazioneSpiegazione che ben presto arriva: Dia non può più nascondersi dietro al nome forte, ma inventato ad arte, di cugino di Weah, e in campo si dimostra essere il brocco che è. Di più: Dia non è semplicemente scarso, è praticamente Maurizio Costanzo (con tutto il rispetto per il giornalista) buttato sul palco della Scala a ballare con Roberto Bolle e Carla Fracci! Lento, goffo, impacciato nei movimenti, fuoriposto fra quei professionisti che stanno svolgendo il proprio lavoro. Lo spettacolo calcisticamente indegno in scena al The Dell dura 53 minuti, il tempo che Souness impiega per rinsavire e sostituire Dia. La mossa non serve a far vincere la partita, 0-2 per il Leeds alla fine dei 90 minuti più comici della storia della Premier League – ma sancirà la fine della breve, ma in verità fin troppo lunga, esperienza in Premier League di Alì Dia, che di certo sarà stato un calciatore scarso, ma è senz’altro un genio della truffa.

Un genio che non è stato dimenticato: passato alla storia del calcio per la dichiarazione di Le Tessier, che vedendolo giocare lo paragonò a Bambi che correva sul ghiaccio, il suo nome compare ancora in numerose classifiche dei peggiori calciatori di sempre in Premier League, e ancora oggi riecheggia nella curva un coro a lui dedicato: “Ali Dia! He’s a liar! He’s a liar!”. Ma, a parte questo, dalla data della sacrosanta rescissione del contratto col Southampton non si è più sentito parlare, nel mondo del calcio, di Alì Dia. Nemmeno di Souness, per la verità: a parte una brevissima parentesi alla guida del Torino, Souness chiuse i suoi giorni di allenatore proprio quel 23 novembre 1996, e adesso mi piace immaginarmelo fuori a una stazione mentre, bonario com’è, punta i suoi punds al gioco delle tre carteDi questo esilio dal mondo del calcio però Alì Dia non si dispiacque, anzi fu un pretesto per mettersi nuovamente in gioco: è del 2001 la notizia della laurea in economia conseguita alla Northumbia University di Newcastle: che per ottenerla abbia fatto dire al suo agente di essere un nipote di John Nash?

Leonardo Salvato, Calcio e dintorni, una storia infinita

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